By Niccolò Lucarelli
Il numeroso pubblico dell'Auditorium RAI affascinato dal jazz con incursioni folk del celebre duo americano.
TORINO - Il jazz è una forma d'arte, e come tale non può esimersi dall'accompagnare l'uomo nella sua quotidianità, proponendo letture e opinioni talvolta innovative, talvolta legate alla riscoperta del passato, attraverso un amarcord scevro di retorica, ma che invece ci spinge a riscoprire le radici di qualcosa. È accaduto ieri a Torino, in quello che è stato fra i concerti clou della terza edizione del jazz festival, quando sul palco dell'Auditorium RAI sono saliti Uri Caine e Dave Douglas, il pianista di Philalephia e il trombettista di Montclair, che costituiscono uno dei più raffinati sodalizi artistici del panorama musicale internazionale. Il concerto torinese è stata l'anteprima assoluta in Italia per i brani di Present Joys, l'album del duo in corso di pubblicazione in tutto il mondo; una raccolta di vecchi standard americani del XIX Secolo, un'epoca, ricorda lo stesso Douglas, in cui gli Stati Uniti erano una realtà politica molto diversa, ancora nella fase embrionale, quando il meltin pot che li caratterizza si stava appena formando, e la mitica Frontiera Occidentale era un qualcosa di estremamente fluido. Da questo punto di vista, con la gobalizzazione che, nel bene e nel male, ha resi labili confini che resistevano da secoli, con un massiccio aumento dell'emigrazione, la situazione sembra essere tornata fluida come nell'America di Present Joys. Un album che si presenta come l'elegia di un Paese ricco di contraddizioni, ma comunque grande nei suoi pregi come nei suoi difetti, un Paese nato come un esperimento della libertà, ma che in larga parte è nato sul lavoro degli schiavi o della manodopera operaia sottopagata, un Paese formatosi domando palmo a palmo la natura selvaggia delle praterie e delle grandi foreste, dei deserti e dei ghiacciai. La poetica e spendida esibizione di Caine e Douglas racconta, senza sentimentalismi, una storia di fatica quotidiana, ideali, tragedie, immancabili ingiustizie, e l'ottimismo di chi ha comuqneu davanti un Paese da costruire. Un messaggio valido ancora oggi, con la recessione mondiale che si lascerà alle spalle un'umanità provata da anni di delusioni, e fortemente impoverita; sin da adesso serve quell'entusiasmo pionieristico per ricominciare, e il jazz, forma d'arte legata al sentire dell'uomo, ci lascia un messaggio d'incoraggiamento. Una storia di fatica e rinascita, magari portandosi dietro un senso di perdita che comunque fortifica l'animo; questo narrano il piano di Caine e la tromba di Douglas, vicini a certa narrativa di sostanza che scende nel cuore dell'uomo, fermando sulla carta stoire di ordinario eroismo quotidiano. Raymond Carver ne è solo un esempio. Per questo motivo, il concerto non è stato una semplice riproposizione di standard, bensì una vera e propria riscrittura, che attualizza quella musica e la adegua al contesto moderno in cui viene eseguita.
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